Recensioni - Diari di Cineclub n. 133/2024 - Berchidda live – un viaggio nell’archivio Time in Jazz

diaridicineclub@gmail.com 47 Berchidda live – un viaggio nell’archivio Time in Jazz (2023) di Mi- chele Mellara, Alessandro Rossi, Gianfranco Cabiddu Berchidda live – un viaggio nell’archivio Time in Jazz raccoglie ed elabora più di 1500 ore di materiali d’archivio girati in 25 anni da Gianfranco Cabid - du e la sua troupe nelle varie edizioni di Time in Jazz, festival musicale creato e diretto da Paolo Fresu nel suo paese natale, Berchidda, in Sardegna Se c’è una caratteristi - ca che contraddistin - gue allo stesso tempo il festival Time in Jazz e il documentario che lo racconta, questa è data dagli incontri; quelli tra Paolo Fresu e gli artisti che negli anni partecipano alla manifestazione, l’in - contro, tra il regista Gianfranco Cabiddu e il trombettista da cui è nata l’idea del documen - tario, quello tra la comunità artistica, non esclusivamente musicale, il pubblico e la po - polazione locale. La nascita stessa del festival scaturisce da un’esigenza d’incontro tra l’i - deatore Paolo Fresu e la gente del suo paese natale nell’entroterra sassarese: come afer - ma lui stesso, la sua a Berchidda è sempre stata una presenza con la valigia dato che la sua vita da musicista si è sviluppata per lo più fuori dal luogo di residenza, da qui l’idea di portare il jazz in paese, un modo per avvi - cinarsi alla sua gente e avvicinare loro alla sua musica. L’evento è diventato presto ri - tuale espandendosi anche nelle zone limitro - fe e vede ogni anno arrivare artisti da tutto il mondo per dare vita a spettacoli musicali, esibizioni d’arte visiva, di danza, di teatro, di letteratura. Gli artisti che inora hanno parte - cipato al festival, e che compaiono nel ilm, sono tantissimi e di prestigioso valore: Ornet - te Coleman, Stefano Bollani, Omar Sosa, Uri Caine, Art Ensemble of Chicago, Erri De Luca, Lella Costa, Daniele di Bonaventura, Bill Fri - sell, Enzo Avitabile, Ezio Bosso, Carla Bley, Enrico Rava, Gianluca Petrella, Ernst Reijse - ger, Ludovico Einaudi, Alessandro Haber, Nils Petter Molvaer, Jaques Morelenbaum, Gianmaria Testa, Marco Baliani, Richard Gal - liano, Dori Ghezzi e Cristiano De André, solo per citarne alcuni. Nel 1994 avviene l’incontro con Gianfranco Cabiddu arrivato a Berchidda con l’intenzio - ne di coinvolgere Fresu nel progetto di musi - care dal vivo un suo ilm muto ( Sonos ’e Memo- ria , 1995) da allora nasce una collaborazione, all’interno del festival, tutt’ora in corso, la quale ha consentito al regista sardo di racco - gliere una quantità impressionante di mate - riale, fondamentale nella realizzazione del documentario. La gestazione del ilm è dura - ta 3 anni durante i quali le circa 1500 ore di ilmati di archivio raccolti negli anni sono stati selezionati, e assemblati seguendo una logica di assonanze e astrazioni componen - do una narrazione non cronologica che rias - sume l’essenza del jazz e delle performance che si susseguono, basate sulla commistione di diferenti personalità artistiche e sull’im - provvisazione. Alla base della realizzazione del ilm di nuovo entra in gioco un incontro, quello tra i tre registi autori del ilm, di Ca - biddu ho già accennato, ma è utile parlare della sua lunga e variegata carriera come regista, sceneggiatore e etnomusicologo, che lo ha portato a lavorare con Eduardo De Filippo e Carmelo Bene a teatro oltre a ottenere numerosi riconoscimenti in cam - po cinematograico come ad esempio: P as- saggi di tempo (2005), Miglior ilm musicale Festival di Roma; Disamistade (1989) - Pal - ma d’oro Miglior Regista esordiente Festi - val di Valencia, Nastro d’Argento SNCC, No - mination David di Donatello Miglior Regista esordiente; Il iglio di Bakunin (1997) prodotto da Giuseppe Tornatore - Grolla d’Oro e Nastro d’argento SNCC per Musica e Produzione, Nomination David di Donatello; La stofa dei sogni (2017) David di Donatello per la migliore sceneggiatura “non originale” e Globo d’oro per il miglior ilm; Il flauto magico di Piazza Vitto - rio (2018), diretto insieme a Mario Tronco, Da - vid di Donatello per le musiche. Gli altri due registi sono Michele Mellara e Alessandro Rossi, una coppia di autori bolo - gnesi che da oltre vent’anni lavora nel campo del cinema documentario con particolare at - tenzione al lavoro sui materiali d’archivio e al - la loro interpretazione in funzione creativa esplorando temi impegnativi come: il diritto alla salute ( Le vie dei farmaci , 2007), la globalizza - zione ( God save the green; I’m in love with my car , 2017), la vita politica italiana ( La febbre del fare - Bo- logna 1945-1980 , 2010) ottenendo diversi ricono - scimenti in ambito nazionale e internazionale tra cui: il documentario 50 - Santarcangelo Festival (2020), presentato nell’ambito della 77° Edi - zione del Festival del Cinema di Venezia (2020), Vivere, che rischio! (2019) Premio del pubblico al Biograilm e il ilm concerto Mu- sica da lettura (2021), su e con Paolo Fresu, trasmesso da Rai 5 e Rai Play. Il risultato del lungo e certosino lavoro dei 3 autori è un ilm di 90 minuti che illustra la vi - ta del festival creando un intreccio di musi - ca, luoghi e persone, non solo esibizioni di artisti ma anche volti partecipanti del pub - blico, il lavoro di tecnici e maestranze ripre - so dietro le quinte, quest’ultimo spesso reso diicoltoso dalla natura stessa dei luoghi del festival, incastonati nel paesaggio selvaggio dell’entroterra sardo. Già perché una delle ca - ratteristiche del festival è quella di ospitare eventi e performance in luoghi suggestivi a contatto con la natura, per cui non è infrequen - te assistere al trasporto manuale di un piano - forte attraverso la boscaglia o vedere gruppi di persone spostarsi in massa, a piedi, tra sentieri impervi per raggiungere i vari siti d’esibizione. Il jazz, le letture, i duetti si alternano con na - turalezza ai commenti di Fresu, i quali intro - ducono lo spettatore nel suo mondo, e agli in - terventi degli artisti che descrivono le loro esperienze, umane prima di tutto, in maniera entusiastica facendo emergere il senso di co - munità che il musicista italiano ha saputo co - struire sia a livello artistico sia a livello umano tra interpreti, spettatori e abitanti. Basti pen - sare che nelle prime edizioni l’assenza di al - berghi in paese ha fatto in modo che i musici - sti venissero ospitati presso le famiglie del paese contribuendo all’atmosfera di familia - rità che traspare dal ilm. Mettendo insieme tutti questi elementi sem - bra emergere in modo chiaro l’intento del documentario: oltre a essere un ottimo vei - colo promozionale per il festival, è anche in grado di cogliere l’essenza del jazz in genera - le se è vero che questo particolare tipo di mu - sica, variegato e allo stesso modo indeinibi - le, nasce si sviluppa e si trasforma grazie proprio a incontri, condivisioni e mescolan - ze, di generi, di persone, di esperienze. Tonino Mannella Tonino Mannella Paolo Fresu (Berchidda 1961) Uno dei momenti del Berchidda live
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