Seul Contre Tous


Data di uscita: 17 febbraio 1999
Genere: Drammatico
Anno: 1999
Regia: Gaspar Noé
Attori: Philippe Nahon, Blandine Lenoir, Frankie Pain
Paese: Francia
Durata: 93 min
Distribuzione: Accent Film Entertainment
Sceneggiatura: Gaspar Noé
Fotografia: Dominique Colin
Montaggio: Lucile Hadzihalilovic, Gaspar Noé
Produzione: Les Cinémas de la Zone, Love Streams Productions (participazione), Société des Producteurs de Cinéma et de Télévision (Procirep) (supporto)


Sinossi: Dopo un periodo di prigione, un ex macellaio di cavalli, arrestato per aver pugnalato un uomo che credeva avesse violentato sua figlia, che nel frattempo è finita in istituto, è intenzionato ad iniziare una nuova vita con sua figlia.


“La vita è un grande vuoto, è sempre stata e lo sarà sempre. Un grande vuoto che potrebbe svolgersi perfettamente senza me"

Come dice il protagonista del film è una storia banale, quella di un uomo come tanti che si ritrova, per una serie di eventi in parte casuali, nel tunnel buio e lungo di una esistenza senza speranza.
Gaspar Noé inizia, con un montaggio d'immagini e la voce fuori campo, illustrando gli antefatti che hanno portato l’ex macellaio a vivere con una donna che non sopporta per ottenere da lei i soldi necessari ad aprire una macelleria e ricominciare una vita dignitosa.
Da qui in poi gli eventi e i pensieri dell’uomo precipitano in un’escalation di negatività e cinismo che rendono questo film uno dei più estremi e disturbanti che chi scrive abbia mai visto.
Il nichilismo è un elemento fondamentale della storia e il regista ci tiene a evidenziarlo nel prologo: tre uomini in un bar, si parla di morale e della giustizia che ne consegue. Spunta una pistola: lo strumento del povero per imporre la propria morale al ricco dominante, ecco la filosofia che farà da tema conduttore di tutto il film. La crisi economica e la conseguente decadenza di valori condivisi sono quindi i processi che portano al disfacimento della struttura sociale e al dramma esistenziale dell’individuo che perde i punti riferimento necessari per una convivenza civile.


Il film non è violento nel senso tradizionale del termine, le scene materialmente violente sono solo due, è piuttosto il disagio psicologico il vero elemento violento della trama. Disagio che si esprime con lunghi pensieri/monologhi del protagonista, con gli ambienti squallidi della periferia post industriale francese, con i piani sequenza che seguono l’uomo e gli improvvisi, veloci stacchi di montaggio marcati con effetti sonori (vere e proprie esplosioni che fanno sobbalzare sulla sedia). 
La colonna sono sonora asseconda l’andamento del film con sonorità cupe e ritmate che rimandano ai colpi di pistola più che ai battiti del cuore.
Il parallelismo più evidente è quello con Taxi Driver: come il tassista Travis, il macellaio di Seul contre tous rifiuta la società, colpevole di aver distrutto la propria vita e prodotto un'angosciante solitudine. Oltre ad alcune significative inquadrature anche le linee di dialogo sembrano infatti ripetere i pensieri del personaggio interpretato da De Niro nel film di Scorsese:


“La solitudine mi ha perseguitato per tutta la vita, dappertutto. Nei bar, in macchina, per la strada, nei negozi, dappertutto. Non c'è scampo: sono nato per essere solo.” (Travis Bickle)

“Si nasce soli, si vive soli, si muore soli. Soli, sempre soli, e anche quando scopiamo siamo soli. Soli con la nostra carne, con la nostra vita… è come un tunnel, impossibile da condividere” (il macellaio)


Come nei film di Jean-Luc Godard, Noé utilizza le didascalie per suddividere i capitoli della vicenda e guidare verso a una soluzione narrativa spiazzante: a venti minuti dalla fine l’ennesima scritta avverte lo spettatore che ha trenta secondi per scegliere di abbandonare la visione, parte il conto alla rovescia con, in sottofondo, i deliri del protagonista che lo avvicinano al punto di non ritorno. Le sorprese non sono finite: quando il film sembra giungere a un finale scioccante anche se in qualche modo prevedibile, Noé stupisce ancora una volta e, con una capriola narrativa, cambia prospettiva chiudendo il cerchio e ridefinendo il concetto di morale espresso nel prologo.
Come già detto è un film estremo, non tanto per le immagini quanto la complessiva sensazione d'inevitabile amarezza e violenza repressa pronta a esplodere da un momento all’altro. 
A far da prequel a questo film, primo lungometraggio del regista argentino naturalizzato francese, è un mediometraggio del 1991, Carne, vincitore a Cannes del premio della settimana della critica, nel quale si narrano gli antefatti che anticipano le vicende di Seul contre tous
Quello di Noé è un cinema sicuramente non facile, controverso, come dimostrano le diverse reazioni ai film successivi (Enter the void, Irreversible, Love, Climax). Reazioni dovute anche al meccanismo innescato dal suo modo di raccontare, al limite del morboso, che ricorda in parte quella sensazione involontaria che, per esempio, ci costringe, a guardare la scena di un incidente pur sapendo che non sarà uno spettacolo di nostro gradimento.  
Proprio la capacità di spiazzare, di evitare il politicamente corretto e di non porsi limiti su quanto mostrare fa di Noé un regista di culto, molto dotato tecnicamente, a cui evidentemente non interessa piacere a tutti.

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